Israele, Luce per le Nazioni
Israele è stato scelto da Dio. Ma in quanto eletto di Dio, il popolo d’Israele è anche il servitore di Dio con una santa chiamata di essere una luce per il mondo.
Nel libro di Isaia, leggiamo che “Dio creò Israele per proclamare la sua lode” (Isaia 43:12)
Nel libro di Isaia leggiamo che Dio creò Israele per proclamare la sua lode (Isaia 43:12). Ed è quello che ha fatto Israele. Spesso non ci pensiamo, ma per secoli Gerusalemme è stata l’unico posto sulla terra in cui Dio è stato onorato. Il resto del mondo viveva nell’ignoranza e nell’oscurità. Ma in Israele venne scritto il Libro dei Salmi, nel Tempio la presenza di Dio era tangibile e lì i cori sacerdotali venivano suonati per lodarLo. A volte mi domando… se il popolo ebraico avesse smesso di lodare Dio, il nostro mondo esisterebbe ancora oggi?
La Parola di Dio
Nel capitolo successivo Dio dice che Israele proclama tutto ciò che deve ancora avvenire (Isaia 44:7). Ed è puntualmente accaduto. L’intera Bibbia, non solo la Legge e i profeti, ma anche il Nuovo Testamento, è stata data al mondo da Israele. I profeti e gli apostoli erano ebrei. Senza Israele non avremmo conoscenza di Dio.
Preghiera
Soprattutto durante la Festa delle Capanne (Sukkot), ma indubbiamente anche in altri momenti, Israele prega per il mondo. Questo è ciò che avviene da secoli. Mentre le nazioni denigrano Israele, quest’ultimo prega costantemente che le nazioni conoscano il Signore e camminino con Lui sulla via dei Suoi comandamenti. Non sempre ce ne rendiamo conto, ma il popolo d’Israele intercede per l’umanità. Israele, inoltre, è consapevole del fatto che il futuro del mondo è connesso a Dio. Nel Salmo 67 c’è la preghiera che il Signore benedica Israele affinché il mondo veda che l’Eterno è l’Unico Dio.
Storia della salvezza
Nel corso della storia ordinaria Dio è all’opera per rinnovare tutte le cose, in vista del suo Regno. La chiamiamo la storia della salvezza: quella storia scorre lungo il letto del fiume di Israele. Questo è il motivo per cui Israele è anche chiamato il capo delle nazioni (Geremia 31:7). Israele prende il comando, il resto segue. Quando accade qualcosa nella vita del popolo, vediamo le orme di Dio diventare visibili. Israele è il primo a conoscere la salvezza di Dio, ma prende anche i primi colpi degli oppositori di Dio.
Il Messia
Quando Paolo menziona le otto prerogative del suo popolo in Romani 9, cita il Messia come l’ultima e la più importante di queste. Il Figlio di Dio è apparso in Israele ed è nato ebreo. Nel Gesù ebreo il cuore di Dio batte per Israele e per il mondo. Gesù stesso è anche chiamato la Luce del mondo e lo è come israelita. Quindi, quando l’apostolo scrive in Romani 15:8 che Cristo è diventato un servitore dei circoncisi (ebrei) per confermare tutte le promesse di Dio a loro, allora quelle promesse contengono anche la certezza che un giorno le nazioni saliranno a Sion. Il nostro futuro è strettamente collegato a ciò che il Signore sta facendo in Israele.
“In avvenire, Giacobbe metterà radice,
Israele fiorirà e germoglierà,
e copriranno di frutti la faccia della terra.(Isaia 27:6)”
Siete la luce del mondo
Nel sermone sul monte Gesù chiama i Suoi discepoli “la luce del mondo”. I dodici apostoli, in rappresentanza di Israele, faranno conoscere il Suo nome fino ai confini del mondo. Nella misura in cui la Chiesa cristiana svolge il lavoro missionario, questo rimane sempre una conseguenza della chiamata di Israele. E Israele fa questo in due modi. Una parte proclama il messaggio: “Preparatevi per il Regno, è arrivato il tempo.”, come è scritto “prima al giudeo” (Romani 1:16). Ma un’altra parte si indurisce – e Dio è coinvolto in questo – facendo sì che il Vangelo si diffonda nel mondo: “poi al greco”. È un servizio speciale, che Paolo descrive anche con le parole della sofferenza e della risurrezione di Cristo (vedi Romani 8:32 e 11:15,21).
Israele è la luce del mondo. Mentre Israele ritorna, ci ricopre dei suoi frutti (Isaia 27:6). E tuttavia, solo in Sion la luce sorgerà e la gloria di Dio sarà vista lì. Con ciò, Israele è portatore di speranza. Dobbiamo molto al popolo ebraico.