È tempo di salvare i “rifugiati” palestinesi dall’Agenzia dell’UNRWA
L’Agenzia delle Nazioni Unite per il Soccorso e l’Occupazione (UNRWA) è stata istituita nel 1949 per assistere i rifugiati palestinesi (sia arabi che ebrei), che erano sfollati durante la guerra di indipendenza di Israele.
Tuttavia, mentre i rifugiati ebrei sono stati assorbiti in Israele o in altre nazioni, come gli Stati Uniti, i rifugiati arabi palestinesi sono stati tenuti come pedine nel sistema dell’UNRWA.
Quasi 75 anni dopo, infatti, il numero originario di circa 700.000 rifugiati arabo-palestinesi della guerra d’indipendenza del 1948-1949 si è ampliato fino a superare i 5 milioni. Questo perché, secondo il sistema dell’UNRWA, anche i discendenti dei rifugiati originari si definiscono come “rifugiati”.
La questione dei rifugiati arabo-palestinesi, rispetto a tutti gli altri rifugiati, è molto peculiare in quanto:
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sono gli unici rifugiati ad avere un’agenzia a loro dedicata;
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sono gli unici rifugiati che possono tramandare lo status di rifugiati di generazione in generazione (lo status di rifugiati viene quindi ereditato);
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sono gli unici rifugiati per cui gli stati ospitanti non sono obbligati a fornire asilo. In tal modo, sono tenuti in ostaggio in questa situazione, con la falsa speranza di poter un giorno “tornare” in Israele.
Da 75 anni l’UNRWA continua a operare nella Striscia di Gaza, in Cisgiordania, in Libano, in Siria e in Giordania, ed è diventata un pilastro fondamentale della società palestinese, fornendo istruzione e assistenza umanitaria.
L’Agenzia, con un bilancio annuale è di circa 1 miliardo di dollari, dipende interamente dagli aiuti esteri. La maggior parte degli aiuti proviene dai Paesi occidentali, in particolare dagli Stati Uniti e dall’Unione Europea, ma anche la Santa Sede ne è una sostenitrice. Si pensi che sono nel 2022 i contributi mondiali all’UNRWA, senza contare i fondi destinati a ONG operanti in Gaza e alle organizzazioni di Hamas e dell’Autorità Palestinese, ammontavano a 1,1 miliardi di dollari.
Da anni ormai, molte sono le accuse nei confronti dell’UNRWA di promozione dell’odio e dell’antisemitismo nei confronti di Israele e degli ebrei.
È ormai chiaro infatti che l’Agenzia abbia fornito copertura alle attività terroristiche ed educato i palestinesi a odiare il popolo ebraico e a distruggere lo Stato ebraico di Israele, contribuendo in modo determinante a perpetuare il conflitto israelo-palestinese. Le scuole gestite dall’UNRWA promuovono e incitano al “diritto al ritorno”, ovvero la falsa speranza di ritornare in Israele. Sebbene funzionari dell’UNWRA abbiano dichiarato una politica di “tolleranza zero” nei confronti dell’incitamento all’odio, il loro operato sembra in realtà dimostrare tutto il contrario.
A Gaza, infatti, l’UNRWA è infiltrata da affiliati di Hamas e i dati che stanno emergendo sono inquietanti:
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secondo il Wall Street Journal, fino al 10% dei 12.000 dipendenti dell’UNRWA (quindi circa 1.200 persone) a Gaza fanno parte di Hamas o della Jihad islamica, cioè sono operativi all’interno di tali organizzazioni politiche e militari.
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Almeno 12 dipendenti hanno partecipato personalmente al massacro del 7 ottobre.
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Si stima che circa 6.000 dipendenti dell’UNRWA, ovvero la metà della forza lavoro dell’Agenzia a Gaza, abbiano familiari stretti in queste organizzazioni terroristiche.
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Almeno 20 insegnanti sono stati segnalati per aver celebrato sui social il massacro del 7 ottobre. Inoltre, un gruppo di chat Telegram di oltre 3.000 insegnanti dell’UNRWA a Gaza, è stato riempito di messaggi, foto e video che esultano e celebrano il massacro del 7 ottobre. Tra questi, ad esempio, Safaa Mohammed Al-Najjar, insegnante di informatica dell’UNRWA a Gaza e amministratrice di questo gruppo Telegram, ha celebrato il massacro del 7 ottobre, postando video; ha lodato i mujaheddin di Hamas e i guerrieri santi, mentre massacravano, mutilavano e violentavano gli israeliani.
Queste evidenze hanno portato un numero crescente di Stati a congelare i finanziamenti all’UNRWA in attesa di un’indagine indipendente, tra questi paesi l’Italia, i Paesi Bassi, la Finlandia, gli Stati Uniti, la Gran Bretagna, la Germania e la Scozia.
Inoltre, in molti ritengono che sia giunto il momento di smantellare il sistema UNRWA e di trovarne uno nuovo che dia ai palestinesi l’indipendenza, garantendo al contempo la sicurezza di Israele e promuovendo la riconciliazione e la cooperazione, come ha affermato il Ministro degli Esteri svizzero, Ignacio Cassis: “L’UNRWA è diventata parte del problema. Fornisce le munizioni per continuare il conflitto. Sostenendo l’UNRWA, manteniamo vivo il conflitto. È una logica perversa”.
È tempo di salvare i “rifugiati” palestinesi dall’Agenzia dell’UNWRA ed è tempo non solo di congelare i fondi, ma di annullare per sempre le risorse economiche destinate ad una fabbrica di odio e terrorismo educativo, in quanto non dovremmo poi essere sorpresi da ciò che è accaduto il 7 ottobre, perché questo è il messaggio che i palestinesi hanno ricevuto da più di 70 anni nelle scuole dell’UNRWA.