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Israele conclude l’accordo per il cessate il fuoco con Hamas. Ma a quale prezzo?

- 18 Gennaio 2025

È ufficiale: Israele e Hamas hanno raggiunto un accordo per il cessate il fuoco, che include i termini per la cessazione delle ostilità a Gaza e il rilascio di tutti gli ostaggi. L’“accordo per il cessate il fuoco” concordato il 15 gennaio 2025 integra la proposta israeliana di accordo con Hamas, inoltrata il 27 maggio 2024 e presentata pubblicamente dal Presidente degli Stati Uniti Joe Biden il 31 maggio 2024.

Nonostante alcune questioni che potevano fermare la conclusione dell’accordo, la mattina del 16 gennaio 2025 il Gabinetto di sicurezza israeliano ha approvato l’accordo per il cessate il fuoco con Hamas.

“Ma i fattori di incertezza sono molti e l’accordo sta causando profonde divisioni nella società israeliana.”

L’accordo si articolerà in tre fasi, durante le quali saranno rilasciati tutti gli ostaggi (si ritiene che a Gaza siano detenuti 98 ostaggi, alcuni dei quali morti). Verrà rilasciato dalle carceri israeliane un numero più che decuplicato di prigionieri terroristi palestinesi, alcuni dei quali sono stati condannati all’ergastolo per crimini commessi secondo la legge israeliana. Israele si ritirerà in gran parte da Gaza e Hamas potrà continuare a esistere.

La fase 1 è un cessate il fuoco temporaneo di 42 giorni, che inizierà il 19 gennaio. In questa fase, 33 ostaggi civili israeliani, alcuni vivi, altri morti, saranno rilasciati in modo graduale. Le divisioni dell’IDF si ritireranno dalle aree popolate di Gaza. In cambio, Israele rilascerà migliaia di criminali palestinesi dalle prigioni israeliane. Allo stesso tempo, gli aiuti umanitari entreranno nella Striscia di Gaza in quantità crescente. Tra gli ostaggi liberati dovrebbero esserci anche 5 soldatesse israeliane in cambio di 250 criminali (un rapporto di 1 a 50).

Contemporaneamente, continueranno i negoziati per la Fase 2. La Fase 2 prevede un altro periodo di 42 giorni in cui tutti gli ostaggi dell’IDF saranno scambiati con altri criminali palestinesi. Allo stesso tempo, l’IDF si ritirerà completamente da Gaza, compresi i corridoi Netzarim e Philadelphia.

Il numero totale di prigionieri rilasciati in cambio di 98 ostaggi, alcuni dei quali morti, sarebbe di 1.000 persone, 190 di questi starebbero scontando pene di 15 anni o più.

La terza fase prevede lo scambio di cadaveri, un cessate il fuoco permanente e l’inizio della ricostruzione di Gaza. Questo avverrà con la riapertura dei valichi e la libera circolazione di persone e merci.

Il Comitato ministeriale israeliano per gli affari di sicurezza nazionale, noto anche come Gabinetto di sicurezza dello Stato, ha votato l’accordo. A questo punto, ci sono 24-48 ore per consentire appelli contro l’accordo da parte della Corte Suprema, e l’attuazione potrà iniziare con la liberazione dei primi ostaggi il 19 gennaio.

“C’è una svolta nei negoziati per l’accordo sugli ostaggi a Doha. Il leader militare di Hamas a Gaza, Mohammed Sinwar, ha dato il suo ok”, ha dichiarato mercoledì un funzionario israeliano a Walla News. Mohammed Sinwar è il figlio del leader di Hamas, Yahya Sinwar, e si ritiene che sia al comando di Hamas a Gaza.

L’accordo è stato raggiunto dopo mesi di negoziati lasciati dall’amministrazione Biden, e dopo un intervento dell’ultimo minuto da parte dell’inviato per il Medio Oriente del Presidente eletto Trump, Steve Witkoff. Prevedibilmente, sia Biden che Trump rivendicano il merito dell’accordo. In ogni caso, molti sono furiosi per il fatto che gli Stati Uniti abbiano fatto pressione su Israele per raggiungere un accordo che capitola di fronte al terrorismo e che permetterà ad Hamas di continuare ad esistere e riarmarsi.

“Molti sono furiosi per il fatto che gli Stati Uniti abbiano fatto pressione su Israele per raggiungere un accordo che capitola di fronte al terrorismo e che permetterà ad Hamas di continuare ad esistere e riarmarsi.”

Certo, il governo israeliano si è trovato di fronte a un enorme dilemma. Il duplice obiettivo bellico di liberare gli ostaggi e sconfiggere Hamas, che si escludono a vicenda.

Il ministro degli Esteri israeliano Gideon Sa’ar ha descritto l’accordo come una scelta dolorosa “tra il male e il molto male”.

Non sorprende che i sentimenti in Israele siano divisi. Alcuni – soprattutto le famiglie e gli amici degli ostaggi – accolgono con favore l’accordo. Altri – tra cui alcune famiglie di sopravvissuti – ritengono che l’accordo rappresenti un risultato strategicamente negativo per Israele.

L’accordo potrebbe addirittura provocare la caduta del gabinetto israeliano. Il partito di estrema destra Sionismo Religioso del Ministro delle Finanze Bezalel Smotrich ha ribadito la sua opposizione all’accordo sul cessate il fuoco e gli ostaggi, insistendo sul fatto che la sua permanenza nel governo dipende dalla garanzia del Primo Ministro Benjamin Netanyahu che la guerra non finirà senza la completa sconfitta militare di Hamas.

“La fazione sostiene le richieste del presidente del partito, il ministro Bezalel Smotrich, al primo ministro Benjamin Netanyahu, per garantire il ritorno di Israele alla guerra per distruggere Hamas e la restituzione di tutti gli ostaggi, compreso un cambiamento del concetto di vittoria decisiva, immediatamente dopo la conclusione della prima fase dell’accordo”, dichiara il partito in un comunicato, aggiungendo che questa è la ‘condizione per il partito di rimanere nel governo e nella coalizione.

La realtà è che l’accordo è dolce-amaro. Sebbene sia ovviamente positivo che gli ostaggi vengano rilasciati, tragicamente questo accordo incoraggerà il terrorismo e potenzialmente invierà un segnale sia alla Russia che all’Iran che l’Occidente è disposto a cedere all’aggressione.

In fin dei conti, tutto questo dimostra che Israele non può – e non deve – fare affidamento su Trump, o sugli Stati Uniti, o su qualsiasi altra persona o nazione. Israele, il popolo ebraico, tutti noi, dobbiamo guardare solo al Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe. Solo Lui è il Redentore di Israele. Solo Lui salverà Israele dai suoi nemici.

Questi sono i nomi degli ostaggi che domenica dovrebbero essere liberati:

Liri Albag, Itzhik Elgarat, Karina Ariev, Ohad Ben-Ami, Ariel Bibas, Yarden Bibas, Kfir Bibas, Shiri Silberman Bibas, Agam Berger, Romi Gonen, Danielle Gilboa, Emily Damari, Sagui Dekel-Chen, Yair Horn, Omer Wenkert, Alexander Troufanov, Arbel Yehud, Ohad Yahalomi, Eliya Cohen, Or Levy, Naama Levy, Oded Lifshitz, Gadi Moshe Moses, Avera Mengistu, Shlomo Mansur, Keith Siegel, Tsahi Idan, Ofer Calderon, Tal Shoham, Doron Steinbrecher, Omer Shem-Tov, Hisham Al Sayed, Eli Sharabi.